"L'alba si portò via la notte" di Laura Orsolini

by - novembre 13, 2013

Buona sera amici lettori!
Che freddo che è venuto tutto insieme! Brrr!!
L'altro giorno vi dicevo che avevo appena finito due libri, uno era Aili. Destini intrecciati di cui vi ho già parlato nella recensione precedente. L'altro è L'alba si portò via la notte di Laura Orsolini, di cui vi parlo oggi! Prima però devo ringraziare la casa editrice La memoria del mondo che mi ha gentilmente inviato copia del romanzo!


L'alba si portò via la notte 
di Laura Orsolini 
ed. La memoria del mondo editrice 
pp. 183 
€ 15,00
TRAMA
1927. Teresa, una giovane donna di Gallarate, spinta dai debiti, prenderà la coraggiosa decisione di intraprendere, sola, un viaggio verso la Somalia e di stabilirsi nella città di Mogadiscio con l'intenzione di svolgere la sua professione di parrucchiera in un nuovo mondo. Verrà ospitata nella casa colonica dell'amica Livia Armani e, con tanta forza d'animo e voglia di lavorare, comincerà la sua avventura africana. Le amicizie, gli amori, le difficoltà e le gioie della vita di Teresa vengono scandite da tragici eventi storici come lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, visti con gli occhi della protagonista e delle persone che le stanno accanto. Gli occhi di chi ha vissuto la guerra dalle colonie italiane all'estero, delle quali non si parla quasi più. Uno spaccato di vita quotidiana che apre lo scenario di quel particolare periodo storico che va dal 1920 al 1947.

RECENSIONE
Se un po' seguite il mio blog, saprete che amo la Storia e quindi molto spesso le mie scelte di lettura vertono anche su libri che ne parlano e la raccontano. L'alba si portò via la notte è una storia vera, scoperta un po' per caso dall'autrice grazie ad un quadro appeso in uno studio medico. Racconta la storia di Teresa, una giovane di Gallarate, che nel 1927 decide di trasferirsi a Mogadiscio per poter guadagnare di più e far fronte così ai debiti lasciati dal padre morto. Questa decisione ha il potere non solo di cambiare la sua vita, ma anche di riempirla grazie ad una bella famiglia nata proprio in quelle terre lontane. Ma la seconda guerra mondiale arriva e influisce anche sulla sua vita.

La prima cosa che mi ha colpita leggendo questa bella storia è il coraggio che ha avuto questa ragazza nel partire. Teresa è giovane e un po' ingenua, non ha praticamente mai lasciato il paese, eppure, dopo una breve riflessione, spinta dalla necessità e dall'amore per la sua famiglia, decide non solo di andare via di casa, ma addirittura di andare in Somalia, divenuta colonia italiana. Al giorno d'oggi saltare su un aereo e fare il giro del mondo magari non è comune ma si fa, senza troppi timori; all'epoca partire per andare all'estero significava rifarsi una vita da zero e magari non tornare mai più nel paese d'origine, le distanze, gli eventi bellici e i mezzi non permettevano i collegamenti di oggi. Anche scriversi non era facile, le navi o gli aerei non sempre c'erano, e l'ipotesi che la corrispondenza non arrivasse era tutt'altro che remota. Era una vita completamente diversa dalla nostra, erano dei veri e propri pionieri.

La storia che Laura Orsolini ci propone è una storia vera e genuina, quella che è stata infondo dei nostri nonni o bisnonni. Ci racconta di un'Italia lontana, nata in territorio coloniale, un luogo certo distante, ma anche carico di possibilità, dove fare fortuna e risollevare magari una situazione economica poco felice. Le colonie italiane d'Africa sono però anche delle bolle isolate rispetto al penisola, in cui arrivano poche e selezionate notizie dalla madre patria. Mi ha fatto moto riflette proprio un aspetto ben raccontato nel romanzo: la normalità della vita a Mogadiscio durante la guerra; la vita di Teresa e della sua piccola famiglia prosegue come sempre, mentre sui fronti di guerra la morte e la violenza imperversavano. A loro non arrivavano informazioni o notizie, anche a causa dei blocchi navali che impedivano una regolare corrispondenza col continente.
Il libro inoltre ci propone vari livelli di racconto: alla sfera privata di Teresa si intersecano le storie degli italiani in Africa, dei prigionieri italiani, ma anche della popolazione italiana rimasta in patria. Il tutto però unito insieme in maniera curata e coerente, grazie soprattutto all'uso delle lettere, piccole finestre sui pensieri di Teresa.

L'Africa non può non avere un ruolo centrale in tutta la vicenda. Bisogna però distinguere, tra l'Africa colonizzata e l'Africa vera. La prima è ben descritta, è un pezzetto di Italia in territorio somalo, Mogadiscio è quasi una qualsiasi cittadina italiana: con le poste, il viale Regina Elena, corso Vittorio Emanuele. L'Africa vera  e propria invece non viene molto presa in considerazione, e a pensarci è anche normale, però viene decritta attraverso i colori, il rosso della terra, l'arancio dei tramonti.

Ho trovato molto interessante e appropriato l'uso del dialetto in alcuni discorsi diretti. Da al racconto autenticità e genuinità, fa si che non ci sia niente di artefatto. Inoltre è stato utilizzato in maniera molto saggia, grazie all'uso di frasi breve e dirette, in modo che il lettore che non conosce il dialetto di Gallarate non si senta a disagio e riesca a seguire il filo del discorso anche senza guardare le traduzioni a piè di pagina.

Ultima chicca finale, il libro si conclude con un fotodiario, una breve raccolta di immagini e di fotografie che mi hanno fatto pensare agli album fotografici che quasi tutte le famiglie hanno in casa: le foto dei nonni da giovani e dei padri da bambini, quelle in bianco e nero o un po' ingiallite, magari sgranate o rovinate dal tempo, foto che non si può non sfogliare cercando somiglianze o ricordi di qualcosa che è stato. Una bella idea, che ha il pregio di farci conoscere Teresa: la vediamo da giovane, il giorno del matrimonio con Mario o con i suoi bambini, Antonio e Giovanni.

In conclusione, mi sono trovata a leggere un romanzo breve, ma ben costruito e concepito, che racconta una storia semplice, magari senza troppi colpi di scena, ma comunque vera e concreta, che ho veramente apprezzato.

Voto...





Alla prossima
Eliza



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4 comments

  1. Un libro sicuramente interessante tra l'altro per quanto si parli spesso delle migrazioni di Italiani all'estero (Stati Uniti, Australia) poco si parla dei tanti italiani nelle colonie, davvero una bella recensione Eliza mi segno il romanzo ^^
    Un saluto!

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    Risposte
    1. Grazie!
      Si è vero, è un genere di emigrazione sempre un po' ignorata. Inoltre si sono trovati nella strana condizione di essere italiani in terra "italiana" ma non proprio. Senza contare il disastro che è stata alla fine la colonizzazione italiana in Africa...

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