Recensione: Come donna innamorata - Marco Santagata

by - marzo 31, 2015

Buon pomeriggio amici lettori,
eccomi di nuovo qui con l'ultima recensione per il mese di marzo. Qualche settimana fa avevo prenotato in biblioteca questo libro. Dopo un po', visto che nessuno si faceva vivo dalla biblioteca, ho deciso di fare comunque un salto. E indovinate cosa ho trovato sullo scaffale? Si, proprio lui, il mio libro prenotato. Va beh, lasciamo perdere, anche perché quella mezza giornata in biblioteca è stata qualcosa di assurdo. L'avevo inserito tra le letture di aprile, però alla fine l'ho letto subito ed essendo breve l'ho finito in neanche due giorni. L'argomento esce un po' dalla mia solita sfera d'azione, è infatti incentrato sulla figura di Dante, ma non è un saggio, anche se lo potrebbe un po' sembrare, è un romanzo. Ecco la mia recensione di Come donna innamorata di Marco Santagata.


Titolo: Come donna innamorata
Autore: Marco Santagata
Editore: Guanda
Collana: Narratori della Fenice
Pagine: 175
Ebook: € 4,99
Cartaceo: € 16,50
Data di pubblicazione: 12 febbraio 2015
TRAMA

Come si può continuare a scrivere quando la morte ti ha sottratto la tua Musa? È questo l'interrogativo che, l'8 giugno 1290, tormenta Dante Alighieri, giovane poeta ancora alla ricerca di una sua voce, davanti alle spoglie di Beatrice Portinari. Da quel momento tutto cambierà: la sua vita come la sua poesia. Percorrendo le strade di Firenze, Dante rievoca le vicissitudini di un amore segnato dal destino, il primo incontro e l'ultimo sguardo, la malìa di una passione in virtù della quale ha avuto ispirazione e fama. È sgomento, il giovane poeta; e smarrito. Ma la sorte gli riserva altri strali. Mentre le trame della politica fiorentina minacciano dapprima i suoi affetti - dal rapporto con la moglie Gemma all'amicizia fraterna con Guido Cavalcanti - e poi la sua stessa vita, Dante Alighieri fa i conti con le tentazioni del potere e la ferita del tradimento, con l'aspirazione alla gloria letteraria e il timore di non riuscire a comporre il suo capolavoro... È un Dante intimo, rivelato nella sua fragilità ma anche nella potenza della sua visione del mondo, quello che Marco Santagata mette in scena in un romanzo che restituisce le atmosfere, le parole, le inquietudini di un Medioevo vivido e vicino. Il sommo poeta in tutta la sua umanità: lacerato dall'amore, tormentato dall'ambizione, ardentemente contemporaneo.


RECENSIONE

Siamo abituati a riconoscere in Dante Alighieri il sommo poeta, l'autore della Divina Commedia, della Vita Nova. Ma chi era veramente Dante? Marco Santagata, dantista per eccellenza (ma anche scrittore e docente universitario), ci fa conoscere in questo romanzo un Dante più intimo e umano.

Il racconto prende le mosse il giorno della morte di Beatrice Portinari (l'8 giugno 1290). La sua musa, colei che avrebbe riscattato il nome degli Alighieri è morta. La disperazione di Dante è palpabile in ogni sua parola e in ogni suo gesto, ma non è questo che colpisce. Andando a trovare la sua Bice per l'ultima volta, Dante ripercorre le tappe del loro "rapporto", fatto di pochi incontri casuali e di un sorriso e si questiona sulla natura di esso. Può essere questo l'amore? Bice, la sua Bice, così terrena, soprattutto ora che il suo corpo non ha più vita, dalla bellezza non così straordinaria, ma dai magnetici occhi verdi, è il suo vero amore? E' quello che la devota Gemma Donati, sua moglie, non sarà mai? Lui l'ha glorificata nei suoi versi, tutti a Firenze sanno che la Beatrice di cui decantava la virtù e la magnificenza è lei, ma questo basta?
Mi ha colpito molto questa versione di Dante, dubbioso del ruolo di Beatrice nella sua poesia. Il Dante del Santagata è un uomo incerto e frustrato, stretto tra le convenzioni sociali e il suo reale desiderio. Ma è anche un uomo egocentrico, spinto alla ricerca della fama e della gloria. Aspira ad essere il nuovo cantore di Firenze, il nuovo Brunetto Latini. Vuole trovare un nuovo genere di poesia che gli dia la fama tanto cercata. La morte di Bice è un contraccolpo non solo affettivo ma anche nella ricerca di questa fama; senza la sua musa di cosa potrà parlare? Chi si ricorderà ora di lui? Viene fuori un lato di Dante quasi meschino, che lo porta a biasimare la donna per la sua precoce morte: ancora un anno o due e tutti avrebbero saputo il suo nome, si sarebbero spostati al suo passaggio, lo avrebbero additato come uno dei grandi di Firenze. Essenzialmente Santagata ci presenta un Dante complessato, che non si vuole piegare e avere una professione, che disprezza coloro che accumulano soldi, ma che è costretto a vivere alle spalle della famiglia della moglie. In questa sua umanità e debolezza troviamo, però, anche le basi del poema dantesco, le tematiche, la forza dei suoi versi e l'ironia intrinseca con cui si rivolge ai suoi contemporanei.

Se la prima parte del romanzo è incentrata su Beatrice, sui suoi sentimenti e sulle speranze riposte nella sua poesia, la seconda si incentra su Guido Cavalcanti, sulla loro amicizia e sul contrasto che li vede allontanare. E' una parte più prettamente politica, incentrata sul ruolo di Dante come priore a Firenze e sul suo esilio.
Dante è qui più maturo (siamo nel 1314, 24 anni dopo la morte di Beatrice, Dante ha 49 anni, vivrà ancora 7 anni) ma anche più disilluso. La sua attività politica, così anelata, è in realtà poco più di una buffonata. Dante è il burattino nelle mani di potenti amici e come tale nel momento del declino la sua è una discesa rapida e definitiva, che lo porta esiliato lontano da Firenze e dalla famiglia. Non importano più guelfi e ghibellini, sono fatti della stessa pasta, avidi arrivisti.
In questo momento, mentre sta ultimando l'ultima cantica della Commedia, il Paradiso, Dante tira le somme della sua vita. Come Dante personaggio si accinge ad attraversare il fiume Lete e a spogliarsi dei suoi peccati, così Dante uomo cerca di recuperare i fili della sua esistenza per liberarsi dagli errori. Ripensa all'ultima notte con Gemma e all'ultimo saluto ai figli, ma soprattutto ripensa all'amico Guido e al ruolo che ha avuto nel suo esilio a Sarzana e, forse, nella sua morte. Cerca la consolazione e la redenzione dei suoi peccati e, perché no, delle ingiustizie che il suo animo l'ho ha portato a compiere.

Il romanzo di Marco Santagata non è semplice da inquadrare: è un romanzo, una biografia, la storia di un uomo che troppo tardi prende coscienza delle proprie scelte? Forse è tutto questo! Sicuramente è un buon modo per riavvicinarsi a Dante, liberandosi degli orpelli scolastici, guardandolo come uomo oltre che come poeta.

Voto



Alla prossima
Eliza


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